Felipe
Anderson Pereira Gomes, nato a Brasilia il 15 Aprile del ’93,
soprannominato El Pipe, diminuitivo di Felipe o
letteralmente Il Tubo per via del fisico longilineo, è il
prototipo del calciatore moderno, rappresentando alla perfezione un
centrocampista universale, in grado di giocare in tutti i ruoli:
centrocampista centrale, esterno destro e sinistro, mezzapunta.
In grado di calciare indistintamente
con entrambi i piedi, è dotato di un ottimo dribbling preciso e
rapido e di una buona visione di gioco che gli permette di realizzare
molti assist.
Nell'economia di squadra è impressionante, grazie alla grande facilità di corsa, per la capacità di lavorare tatticamente in modo costante nell'arco di tutti i novanta minuti, alternando giocate di grande spettacolarità a momenti di grande semplicità, sempre riuscendo a catalizzare la manovra della squadra grazie all'innata qualità di seguire costantemente l’azione dopo la giocata.
Nell'economia di squadra è impressionante, grazie alla grande facilità di corsa, per la capacità di lavorare tatticamente in modo costante nell'arco di tutti i novanta minuti, alternando giocate di grande spettacolarità a momenti di grande semplicità, sempre riuscendo a catalizzare la manovra della squadra grazie all'innata qualità di seguire costantemente l’azione dopo la giocata.
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Estroverso, mai presuntuoso, religioso e con
la testa sulle spalle, amante dei videogiochi e con alle spalle
un’infanzia fatta di povertà e sacrifici. Sa da dove viene e
dove vuole arrivare il nuovo talento di casa Lazio, le sfide non
lo spaventano. Anzi: “Esordire a 17 anni nel Santos non è
stato facile. Indossare la maglia numero 10, quella di Pelè, è
una responsabilità e la pressione era tanta. Devo ringraziare la
mia famiglia per essermi sempre stata accanto”.
I
primi calci al pallone li tira in strada e subito impressiona. Il
giovane Felipe cresce indossando le maglie di squadre minori e a
14 anni comincia a mostrare doti fuori dal comune tra le fila del
Club Recrativo Gaminha. Prestazioni che attirano le attenzioni
del Coritiba prima e del Santos poi che nel 2007 lo acquista e lo
inserisce nelle proprie giovanili. L'esordio in prima squadra
arriva tre anni dopo, il 6 ottobre 2010 in un match che il Peixe
vince 3-0 contro la Fluminense, mentre per la prima rete bisogna
aspettare altri 11 mesi: Felipe segna contro l’Avaì (e che
gol) e comincia la sua ascesa. Nel 2011 colleziona 19 presenze,
dimostra di avere qualità, di sapersi adattare in più zone del
campo, tanto che il Peixe decide di affidargli la maglia che fu
di Pelè. La leggenda sulle spalle, la leggenda che lo tiene
d’occhio e di lui dice: “Ha talento e grandi margini di
miglioramento, tutti gli ingredienti necessari per diventare una
stella”. Nel 2012 esplode, il Santos si accorge di avere
in casa una gioiello, un giocatore in grado di sostituire Ganso e
affiancare Neymar di cui è grande amico. 39 presenze tra
campionato e Libertadores e sei gol sono il bottino della miglior
stagione di Anderson. Nel 2013 il calo, coinciso con il mancato
approdo alla Lazio a gennaio, un sogno spezzato che ha incrinato
il rapporto tra l'ambiente santista e il giocatore. Solo cinque
presenze, tanta panchina e i titoli di coda a una storia bella e
intensa.
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Il 9 luglio scorso finalmente,dopo una lunghissima
trattativa, il duo Tare-Lotito è riuscito a portare a Roma in
prospettiva uno dei migliori della nazionale Verdeoro per 9 milioni.
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